Il mio blog notes

Una sorta di raccoglitore di appunti di vita, di libri, di arte e altro, secondo il personale gusto della curatrice 🤗🤗🤗🤗.

Il secolo delle riviste (VI parte)

Sotto il profilo redazionale, “La Critica” presenta una fisionomia addirittura settecentesca, ricordando le riviste dell’Addison, del Baretti o di Gasparo Gozzi, scritta come fu, per tutto quel tempo, quasi esclusivamente da Croce, coadiuvato in maniera continuativa soltanto da Giovanni Gentile, fino al 1923, e in seguito da Adolfo Omodeo, Guido De Ruggiero e Francesco Flora. Molti dei saggi e interventi che furono poi raccolti in volume – dai sei tomi della Letteratura della nuova Italia ai cinque delle Conservazioni critiche, dal Goethe alla celebre trilogia Ariosto, Shakespeare e Corbeille, da Poesia e non poesia a Poesia antica e moderna, dalla Storia della storiografia italiana nel secolo XIX alle Pagine sulla guerra, per non citarne che i salienti – uscirono in prima battuta sulla “Critica”, attraverso la quale, quindi, passò buona parte dell’opera crociata e per intero lo spirito, le curiosità, il gusto, le preferenze, le antipatie, le polemiche e gli umori, affidati, oltre che agli scritti di maggior respiro, alle recensioni, mai casuali, e alle vivaci schermaglie che andarono ad alimentare le ‘Note’ , ‘Postille’, le ‘Varietà’ ed altre consimili rubriche dove viene alla luce il Croce motteggiatore, grande maestro nell’arte di condire i suoi nemici col sale fino dell’ironia.

Croce tirò dritto per la sua strada, preoccupato unicamente – come precisò presentando la rivista al giudizio dei lettori – di “ promuovere un generale risveglio dello spirito filosofico” bandito dalla cultura positivistica, rilanciando “tradizioni di pensiero” – l’idealismo –“nelle quali rifulgeva l’idea della humanitas. Per questo non esitò ad assumere posizioni scomode, apertamente controcorrente, ogni qualvolta sentì minacciata questa “idea”, anche in frangenti delicatissimi della storia nazionale: ebbe il coraggio di prendere risolutamente le difese della civiltà tedesca, quando, durante la Prima guerra mondiale, la causa patriottica aveva spinto non solo gli uffici di propaganda, ma perfino degnissimi cattedratici e uomini di cultura a spargere insulsi veleni contro la cultura di Kant, di Hegel e di Goethe; nel 1925, poi, fu l’estensore e il primo firmatario della famosa replica al Manifesto degli intellettuali fascisti stilato da Gentile, che gli valse molti apprezzamenti ma anche una quantità d’intimidazioni da parte del regime.

Sulla scia della pubblicazione, avvenuta nel 1902, dell’estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale, prima pietra della sua filosofia dello spirito, Croce procedette sulla “Critica” ad una revisione sistematica e capillare della letteratura italiana postunitaria, che lo tenne occupato per diversi anni. Pronti a seguirlo quando liquidava la poetica verista, in quanto filiazione diretta della mentalità positivistica, per la sua pretesa di equiparare l’arte alla scienza, la generazione cresciuta nell’atmosfera decadente della bella époque non avrebbe potuto sottoscriverne le pesanti riserve mosse a carico della stagione più recente, censurata in blocco per la sua totale mancanza di sincerità e per aver dato luogo ad una “fabbrica del vuoto”.

Il fatto è che Croce era stato educato a un gusto squisitamente ottocentesca anti-romantico, carducciana, tutto salute e solarità, sicché era incline a considerare estranea all’intuizione artistica ogni forma di ispirazione malata, umbratile, morbosa. In questo, il Croce critico non parve essere all’altezza del Croce teorico, incapace di interpretare le inquietudini e le attitudini del nuovo secolo. Da una simile imputazione di insensibilità derivò il rapido esaurirsi dell’iniziale, spesso entusiastica, adesione da parte dei giovani alle sue idee e il sorgere di un conflitto sempre più sordo. Per questa via, chi aveva dato il contributo forse più determinante nella lotta contro la cultura accademica, confutando l’estetica positivistica e il metodo storico, avrebbe finito, paradossalmente, per trovare assai più seguaci sulle cattedre universitarie e scolastiche che non tra i letterati e gli intellettuali militanti.

Le riviste del Novecento – La parabola delle avanguardie (1895-1923)
Introduzione – Il secolo delle riviste
di Giuseppe Langella

Poesia n. 147 del febbraio 2001

Categorie:Riviste

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2 risposte

  1. Post non facile anche perchè con tutta sincerità non ho letto i precedenti.
    Ricordo dal punto di vista scolastico le critiche per me sempre di grande aiuto e accettate senza alcun riferimento di partito , di questo autore,insegnandomi a capire con più attenzione opere che avrei senza alcun dubbio non apprezzato a fondo.
    Un tenero abbraccio Farfallina mia

    "Mi piace"

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