Il censimento del 1861 rivelò all’opinione pubblica che più di tre quarti della popolazione italiana sopra i cinque anni era analfabeta (il 78 per cento); un dato altissimo non molto lontano dai peggiori d’Europa, insieme a Spagna e Portogallo. Nel 1864 gli alunni a delle scuole secondarie risultavano appena 27.000 (il 9 per mille) e gli studenti universitari circa 6.000 (3,3 per mille). Occorreva distinguere, però, tra analfabetismo tout court e livelli di alfabetizzazione, tenendo in conto le distinzioni tra Nord e Sud, tra città e campagna, uomini e donne, lingua scritta e parlata.
L’unificazione linguistica non sostenuta adeguatamente da una reale unificazione politica ed economica, rimase un fatto essenzialmente culturale: in particolare, come lingua parlata, l’italiano ebbe una diffusione molto limitata, in uso soltanto nelle scuole, nelle accademie o società culturali e nelle assemblee politiche; nei restanti casi si parlavano i dialetti regionali (con grandi differenze anche da città a città). Per porre rimedio alla bassa istruzione scolastica fu creta una commissione ministeriale che svolse una prima inchiesta sulle condizioni dell’istruzione pubblica nel 1865.
Le principali questioni emerse furono. Le gravi carenze dell’insegnamento nelle scuole elementari (scarsa attenzione degli insegnanti per la storia civile, patriottica e nazionale), i bassissimi stipendi per i maestri e l’enorme diffusione dell’analfabetismo, in particolare negli strati popolari, nel meridione e negli ex territori pontifici. Alla vigilia dell’Unità furono emanati provvedimenti per razionalizzare il sistema scolastico nazionale.
La legge Casati (entrata in vigore nel Regno di Sardegna nel 1860 e poi estesa al resto dell’Italia) decretò l’istruzione obbligatoria per i bambini fino a 12 anni e riformò l’intero ordinamento scolastico, sancendo una netta separazione tra istruzione tecnica e umanistica, e affiancando l’azione dello stato (che gestiva in modo fortemente accentrato l’amministrazione scolastica, facente capo al ministero della Pubblica Istruzione) e quella della Chiesa, che fino ad allora aveva detenuto il monopolio dell’insegnamento scolastico.
La legge Coppino (1877) rese gratuita (oltre che obbligatoria) l’istruzione elementare per i bambini dai 6 ai 9 anni, introdusse criteri laici e positivisti (per esempio limitando l’insegnamento della storia sacra e del catechismo) e stabilì forti sanzioni per chi disattendeva l’obbligo, contribuendo in buona misura alla diminuzione della piaga dell’analfabetismo.
In circa vent’anni il tasso di alfabetizzazione andò progressivamente aumentando fino a raggiungere, nel 1901, il 50 per cento della popolazione sopra i cinque anni (in particolare i giovani sotto i 25 anni) toccando così, specialmente nelle regioni del Nord, i livelli francesi.
Nel 1886 il libro Cuore di Edmondo De Amicis, che riassumeva l’auspicabile connubio tra patriottismo e socialismo umanitario, esemplificò un po’ idealmente tutti quei caratteri che avrebbero dovuto contraddistinguere il corpo degli insegnanti dopo l’Unità: amicizia, pietà, amore per la famiglia, onestà e passione per il proprio lavoro. Purtroppo queste caratteristiche rimasero, nella maggior parte dei casi, lettera morta nella storia dell’istruzione italiana.
Italia unita di Gianluca Formichi
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Non dovrei esprimere la mia opinione, in quanto come sai vivo all’estero, ma devo ammettere comunque che anche ora l’analfabetismo in Italia galoppa.
Complice un’istruzione fra le peggiori al mondo (e dire che un tempo eravamo l’eccellenza), i social e i dialetti… beh, vedi un po’ tu: c’è gente che crede che scrivere “a lavoro” sia corretto.
E ce ne sono ancora tante!
Abbraccio siempre ❤
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Ahimè come faccio a darti torto?
Qui in Italia esistono anche i cosiddetti analfabeti funzionali. Ho trovato un interessante articolo sull’espresso
https://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/03/07/news/analfabeti-funzionali-il-dramma-italiano-chi-sono-e-perche-il-nostro-paese-e-tra-i-peggiori-1.296854
Parla di libri, cultura ecc ecc.
Io aggiungerei che questi analfabeti spesso non sanno leggere le etichette dei prodotti al supermercato e spesso vengono derisi e non aiutati.
Mi è capitata una signora che mi faceva notare un prodotto, per lei scontato. Tre scatole di detersivo € 3. Le ho risposto che lo stesso detersivo una scatola € 1. Dove stava lo sconto?
Mi ha guardata perplessa. Le ho spiegato che per me l’unico vantaggio che poteva derivare dal comperare le tre scatole di detersivo era quello di avere in casa un pò di scorta, e, nel caso di un aumento futuro del prezzo dell’oggetto, lei avrebbe risparmiato.
Ha comperato solo una scatola perchè viveva sola e di una scatola ne avrebbe avuto a sufficienza per un pò di tempo. Così mi disse.
Io ho pensato: “E ne voleva comperare tre!!!” Mah…
Abbraccio siempre tutto per te ❤
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Sono analfabeta, quando scrivo? Ciao Anna!
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Chi si permette di dire una cosa simile? Giammai amico caro ❤
Abbraccio siempre tutto per te.
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Pomeriggio e lo chiedo davanti a Lui. Anche domani. Un abbraccio e un segno per te!
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Sempre! Grazie per essere con me ❤
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