Il mio blog notes

Una sorta di raccoglitore di appunti di vita, di libri, di arte e altro, secondo il personale gusto della curatrice 🤗🤗🤗🤗.

Phoolan Devi

Quella di Phoolan Devi detta la “Bandit Queen” è una delle vite più incredibili che io abbia mai conosciuto. Credo che sia capitato a poche persone di sopportare dolori tanto intensi e subire, ma anche infliggere, violenze così terribili, riuscendo però a ribaltare totalmente e più di una volta il proprio destino prima di morire.
Phoolan vede la luce nel 1963 in uno degli scenari più poveri dell’Uttar Pradesh, nel nord dell’India. La partenza è quanto di peggio possa capitare ad una giovane ragazza indiana: i suoi genitori appartengono alla casta Mallah, il gradino più basso della casa sociale, e appena Phoolan compie undici anni viene data in sposa a un uomo tre volte più vecchio di lei in cambio di una mucca: un animale molto più prezioso di qualsiasi figlia femmina. Le spose bambine sono una piaga ancora oggi molto diffusa e non solo in India. Ogni sette secondi, nel mondo, una ragazza con meno di quindici anni si sposa, quasi sempre con un uomo molto più grande, e ogni anno dodici milioni di matrimoni hanno per protagonista una minorenne; almeno un terzo di queste unioni riguarda vere e proprie bambine che, oltre a perdere ogni diritto all’infanzia e la possibilità dell’apprendimento scolastico, sono costrette ad affrontare rischiose gravidanze precoci e soprusi domestici.
Come molte altre coetanee sottoposte a questa crudeltà, quello di Phoolan più che un matrimonio è una vera riduzione in schiavitù, perché le piccole spose sono obbligate a compiacere e servire il loro marito-padrone, e ogni disubbidienza è punita con la violenza. Il marito di Phoolan non fa eccezione; è brutale e manesco, e non le risparmia nessuna umiliazione. Ma nonostante gli orrori che è costretta a subire, c’è qualcosa nello spirito di questa ragazzina indiana che l’aiuta a resistere, come lei stessa racconterà anni dopo nella sua biografia: la sua anima non si annienta e continua a combattere per sopravvivere. Phoolan si ribella e tenta più volte la fuga fino a che viene ripudiata dal marito come una bestiolina inutile, impossibile da domare.
Quando ritorna in famiglia la sua condizione, se possibile, è perfino peggiorata: è sola, e senza la protezione di un marito non ha più nessun valore, quindi per convenzione sociale è alla mercé di ogni uomo che incontra. Phoolan è orami considerata una reietta da tutto il suo villaggio, tanto che il padre è obbligato a pagare un tributo solo per permetterle di bere alla stessa fonte dei suoi vicini. confesso che faccio fatica a elencare le violenze e gli abusi che questa giovane donna ha subito, un vero martirio che annienterebbe chiunque, ma Phoolan ogni volta trova dentro di sé una nuova forza per non soccombere. Viene arrestata ingiustamente, e anche in carcere è vittima di percosse, sopraffazioni o ovviamente stupri, che sono la naturale punizione per una donna come lei. Ormai sono una pria, l’ultimo essere della terra con cui chiunque può divertirsi a esercitare la sua crudeltà. Nessuno può più aiutarla e spesso la notte Phoolan prega la dea Kali di regalarle la morte, l’unica prospettiva di pace e serenità in quell’inferno che è diventata la sua esistenza. Ma la dea ha evidentemente altri piani per lei: un giorno durante una scorribanda viene rapita e portata via da un gruppo di fuorilegge capitanato da Vikram Mallah, un bandito che appartiene alla stessa misera casta di Phoolan, famoso per le sue incursioni nelle tenute dei ricchi proprietari terrieri in difesa dei contadini. La ragazza è convinta che sia arrivata la sua ora e che Kali abbia finalmente esaudito il suo desiderio, ma Vikram, al contrario degli altri uomini che ha incontrato fino a quel momento, non solo non le manca di rispetto, ma la tratta addirittura come un essere umano. Phoolan è folgorata da questo incontro che le dà la forza di riprendere in mano la propria vita e, oltre a diventare la compagna di vikram, decide anche di condividere il suo destino di fuorilegge entrando a far parte della banda – ovviamente è l’unica donna. In poco tempo impara l’uso delle armi e si trasforma in una guerrigliera esperta vivendo in clandestinità con i ribelli: è nata la “bandit Queen”. Phoolan e vikram saccheggiano le proprietà dei ricchi appartenenti alle caste più alte e dividono il bottino tra i poveri delle campagne. La fama di questa coppia di “Robin Hood” si allarga sempre di più, alimentando il loro mito e seminando il terrore nei villaggi. Phoolan dopo ogni azione si reca a rendere omaggio al tempio di Urga, la personificazione combattente e vendicativa della dea kali, la divinità che la ispira e da cui si sente protetta sin da piccola.
La nuova regina dei banditi non sa che il destino le riserva altri dolori e prove estenuanti. Dopo pochi mesi, durante un agguato notturno, Vikram viene ucciso dai sicari della ricca casta dei Thakur, che rapiscono Phoolan e la conducono come trofeo ai loro padroni, per ventidue giorni la “Bandit Queen” è prigioniera nel villaggio di Behmai alla mercé di ogni sopruso e violenza, e naturalmente lo stupro di gruppo è come sempre la punizione esemplare per questa giovane donna indomita. Se non fosse una storia vera, stenteremmo a credere che una ragazza poco meno che ventenne sia riuscita a sopravvivere anche a questo orrore e abbia trovato la forza di fuggire e rimettere insieme la sua banda diventando il capo riconosciuto dei ribelli; ma Phoolan non è più la sposa bambina di pochi anni prima, ormai è diventata una donna dura forgiata dal dolore e dalle privazioni e ha acquistato una forza che trascinarla nella leggenda. Dopo questa ennesima fuga il suo nome è sulla bocca di tutti e ogni azione a cui partecipa viene esaltata dal popolo che comincia a venerarla come una divinità; delle bamboline con la sua immagine vanno a ruba, e nei mercati tra le spezie colorate si vende il copricapo che indossa una bandana rossa da cui non si separa mai.
Phoolan ormai non è solo ispirata da Durga, ma incarna totalmente la dea della vendetta, che non a caso è sempre raffigurata con una collana che al posto di perle preziose esibisce macabre teste mozzate di uomini. Le sue rappresaglie sono feroci e implacabili, particolarmente crudeli nei confronti di chi ha usato violenza a donne e ragazze di cui Phoolan si è eletta a giustiziera. E’ coinvolta in agguati e sparatorie e le sono attribuiti svariati delitti, ma negherà sempre le sue responsabilità nel massacro del villaggio di Behmai, dove in una notte vengono uccisi ventidue uomini che avevano partecipato al suo stupro di gruppo. Per lo stato indiano dell’Uttar Pradesh Phoolan diventa il pericolo pubblico numero uno le forze di polizia le danno la caccia giorno e notte ma non ce la fanno mai a catturarla: Phoolan riesce sempre a volatilizzarsi grazie anche alla protezione dei suoi tanti proseliti. La regina dei banditi conduce ormai una vita di stenti, costretta a nascondersi tra i calanchi e le grotte della valle del fiume Chambal, veri labirinti impenetrabili; la sua banda è stata quasi decimata e si sente prossima alla fine, quando, con uno dei colpi di scena che hanno segnato tutta la sua vita, decide di arrendersi allo Stato intraprendendo una lunga trattativa che si concluderà nel febbraio del 1983, quando la Bandit Queen cederà le armi pubblicamente davanti a un’immagine di Durga e a una del Mahatma Gandhi: scenario simbolico che lei stessa ha preteso per la sua capitolazione. Questo evento si trasformerà in una cerimonia epocale alla quale assisteranno migliaia di curiosi e ammiratori venuti da tutta la regione a vedere da vicino quella leggenda vivente. Phoolan Devi è finalmente incarcerata, in cambio della resa eviterà la pena di morte e dopo undici anni di carcere, pagando una cauzione e sotto la spinta di un forte movimento d’opinione, torna in libertà anche se su di lei pendono ancora decine di accuse di rapimenti, saccheggi e omicidi. Nonostante la mitologia che l’ha circondata, Phoolan rimane sempre una fuorilegge e soprattutto una figura controversa che ha attirato su di sé venerazione e odi profondi. Appena fuori dal carcere nelle sale cinematografiche esce il film sulla sua vita che è subito un grande successo, ma Phoolan denuncia il regista e Channel 4 per aver sfruttato i lati più scabrosi della sua biografia e in particolare per aver distorto la verità rendendola colpevole del massacro di Behmai prima che si sia potuta difendere in un regolare processo. La sostiene pubblicamente anche la scrittrice indiana Arundhati Roy, scrivendo articoli appassionati in suo favore. Phoolan, alla fine di una lunga battaglia, vince la sua causa contro la produzione del film e riesce a far sospendere le proiezioni della pellicola in India. Siamo nel 1996 e un’altra svolta clamorosa capovolge ancora il suo destino: Phoolan decide di presentarsi alle elezioni con il Partito socialista Samajwadi in difesa dei poveri e delle donne, e il suo popolo di reietti la vota in massa. I detrattori la accusano di aver usato la politica per ottenere l’immunità parlamentare, ma la regina dei banditi tira diritto e, nonostante sia totalmente analfabeta, si presenta in Parlamento a testa alta. Tuttavia la benevola protezione di Durga non potrà fare nulla contro i sicari che una notte, mentre Phoolan torna dal Parlamento, le tendono un agguato sotto casa uccidendola con cinque colpi di pistola alla testa; le avevano appena tolto la scorta ritenendola inutile malgrado le continue minacce che riceveva dai suoi eterni nemici. Dopo tutti pericoli corsi e le battaglie sostenute, la regina dei banditi muore sola e indifesa a soli trentasette anni su un anonimo marciapiedi di New Delhi. La sua vita sulla terra ora è realmente finita, ma la sua leggenda ancora oggi continua a correre tra i villaggi dell’India e sulla bocca delle madri che sperano in un futuro migliore per le loro bambine. In cuor loro si augurano che un domani le loro figlie valgano più di una mucca o di un bufalo, e che venga finalmente smentito quel vecchio detto indiano che afferma: “La morte di una moglie fa guadagnare una nuova dote al merito, mentre la morte di un bufalo procura una sciagura economica a tutta la famiglia. Potendo scegliere tra un bufalo e una figlia femmina, saresti ancora indeciso?”
Serena Dandini – Il Catalogo delle donne valorose.

Categorie:Donne protagoniste, Libri

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4 risposte

  1. Storia incredibile che sembra un romanzo scritto male da un emulatore di Salgari. Ed invece è terribilmente vera.
    Davvero incredibile che possano esistere vite così penose

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  2. non c’è male come vita avventurosa 🙂
    grazie e ciao

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  3. La nostra società, una giusta storia!

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  4. Neanche una pellicola cinematografica poteva avere una trama così accesa e fantasiosa se non fosse la pura realtà. Non ho mai letto scritti su questa valorosa e coraggiosa ragazza sfruttata fin da piccola , stuprata, picchiata, torturata dai suoi molteplici aguzzini, venduta senza pietà, e dopo aver difeso la dignità femminile , morta su di un anonimo marciapiedi indiano. Una storia allucinante che ancora adesso in questo mondo esiste e che non fa cessare l’orrore delle spose bambine.
    Grazie mia cara Farfallina per questa lezione, che spero riesca a salvare quella che giustamente dovrebbe essere una caratteristica del mondo;
    : L’umanità!

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