Leonid Andreev La vita di Vasilij Fivejskij Pag. 59
Con la stessa noiosa monotonia suonava la campana della quaresima, sembrava che con ogni sordo battito acquistasse nuova forza nella coscienza delle persone; se ne radunavano sempre più, da ogni dove si trascinavano verso la chiesa sagome taciturno, incolori come il suono della campana. La notte regnava ancora, sui campi denudati, e non cominciavano ancora a gorgogliare i ruscelli ghiacciati, quando su tutti i sentieri, su tutte le strade apparivano persone e, in sequenza severamente triste, solitarie e unite da qualcosa, si muovevano verso la stessa invisibile meta. E ogni giorno, dal mattino presto fino a tarda sera, davanti a p. Vasilij si ergevano volti umani, ora illuminati chiaramente in tutte le loro rughe dal fuoco giallo delle candele, ora emergenti confusamente dagli angoli bui, come se l’aria stessa della chiesa si fosse tramutata nelle persone, che attendevano grazia e verità. Si a calcavano, spingendosi goffamente e pestando i piedi con un movimento disordinato e sbandato si gettavano in ginocchio, sospiravano e portavano al pope i propri peccati e il proprio dolore con implacabile insistenza. Ognuno aveva tante sofferenze e tanto dolore, quanti ne sarebbero bastati per una decina di vite umane, e al pope, stordito, sconcertato, sembrava che tutto il mondo vivo avesse portato tutte le sue lacrime e i suoi tormenti e attendesse un aiuto da lui. Egli aveva cercato la verità un tempo, ora ci si strozzava, con quella verità impietosa della sofferenza, nella coscienza tormentosa dell’impotenza avrebbe voluto scappare alla fine della terra, morire per non vedere, per non sentire, per non sapere. Aveva chiamato a sé il dolore umano e il dolore era giunto. Come ad un martire, ardeva la sua anima, lui avrebbe voluto stringere in fraterni abbracci chiunque gli si avvicinava, e dirgli: “Povero amico, lottiamo insieme, piangiamo e cerchiamo. Perchè non c’è aiuto per l’uomo”. […]
Con la stessa noiosa monotonia suonava la campana della quaresima, sembrava che con ogni sordo battito acquistasse nuova forza nella coscienza delle persone; se ne radunavano sempre più, da ogni dove si trascinavano verso la chiesa sagome taciturno, incolori come il suono della campana. La notte regnava ancora, sui campi denudati, e non cominciavano ancora a gorgogliare i ruscelli ghiacciati, quando su tutti i sentieri, su tutte le strade apparivano persone e, in sequenza severamente triste, solitarie e unite da qualcosa, si muovevano verso la stessa invisibile meta. E ogni giorno, dal mattino presto fino a tarda sera, davanti a p. Vasilij si ergevano volti umani, ora illuminati chiaramente in tutte le loro rughe dal fuoco giallo delle candele, ora emergenti confusamente dagli angoli bui, come se l’aria stessa della chiesa si fosse tramutata nelle persone, che attendevano grazia e verità. Si a calcavano, spingendosi goffamente e pestando i piedi con un movimento disordinato e sbandato si gettavano in ginocchio, sospiravano e portavano al pope i propri peccati e il proprio dolore con implacabile insistenza. Ognuno aveva tante sofferenze e tanto dolore, quanti ne sarebbero bastati per una decina di vite umane, e al pope, stordito, sconcertato, sembrava che tutto il mondo vivo avesse portato tutte le sue lacrime e i suoi tormenti e attendesse un aiuto da lui. Egli aveva cercato la verità un tempo, ora ci si strozzava, con quella verità impietosa della sofferenza, nella coscienza tormentosa dell’impotenza avrebbe voluto scappare alla fine della terra, morire per non vedere, per non sentire, per non sapere. Aveva chiamato a sé il dolore umano e il dolore era giunto. Come ad un martire, ardeva la sua anima, lui avrebbe voluto stringere in fraterni abbracci chiunque gli si avvicinava, e dirgli: “Povero amico, lottiamo insieme, piangiamo e cerchiamo. Perchè non c’è aiuto per l’uomo”. […]
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Tag:La vita di Vasilij Fivejskij, Leonid Andreev

Ciao Anna
in che anni si svolge la storia, paesino della Russia credo?Primi novecento?
Interessante, vita triste e pessimista di un prete di quel periodo storico. L’autore, fine ottocento primi novecento, ho letto.
Grazie per questo piccolo pezzo del libro.
Un abbraccio 🥰
Chiara
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Ciao cara. I preti in Russia li chiamano Pope. Libro, come dici esattamente tu, in cui L’autore è di un pessimismo oso dire tragico. Non racconto il finale.
Adesso ho prenotato in biblio Diario di un curato di campagna di Bernanos (non so chi sia) ma la bibliotecaria mi ha già detto che anche questo non è allegro.
Cmq sia il libro del Pope è molto bello ed è scritto molto semplicemente, quindi porta a leggerlo.
Baciobacio ❤ ❤ ❤
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Grazie!
❤️🤩👍
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Diario di un curato di campagna è un bellissimo romanzo di Georges Bernanos, grande scrittore cattolico del secolo scorso. Ricordo la sua famosa chiusa: “tutto è grazia!” Da leggere…
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Grazie. Allora ho scelto bene, nonostante la bibliotecaria…Buona serata ❤️👋
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un quadro triste e ghiacciato della Russia come abbiamo visto in qualche pellicola dimenticando la veridicità del tutto. Visi ghiacciati nella gelida alba religiosi impietriti sul da farsi. Quadro tragico Farfallina mia molto toccante
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Confesso che il racconto è fatto di avvenimenti tragici però devo aggiungere che mi è piaciuto. Mi ha ricordato Leopardi con il suo pessimismo ma poi da lui sono uscite magnifiche liriche. Insomma libro da leggere.
Amichetta mia, ti penso spesso e aspetto un tuo ritorno sul blog. ❤️❤️❤️
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Vorrei ….. ✍
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Un pope russo…
Come stai? Leggo sul tuo blog di tutti i tuoi esami clinici. Coraggio! TV siempre ❤️❤️❤️
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Stai tranquilla, io prego🙏 sempre Anna e anche altri è la mia vita, ma sono tranquillo. Tvb. Anna abbraccio forte ……… 🙏🙏🙏
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Grazie che mi dai sempre tue notizie. Il blog serve anche e soprattutto a questo. TVB ❤️❤️❤️
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