C’è una vecchia foto ingiallita dal tempo che ci mostra una donna in piedi sul predellino di una macchina mentre arringa la folla a Union Square: siamo nel 1916 a New York e l’oratrice, con la sua abituale foga, sta perorando una causa di cui è proibito anche solo parlare in pubblico.
E’ Emma Goldman la femminista, l’anarchica, più conosciuta come “Emma la Rossa”, e il suo discorso infiammato è contro la legge che condanna l’aborto e vieta la diffusione di ogni pubblicazione sul controllo delle nascite.
In quegli anni combattere per il diritto delle donne a gestire il proprio corpo non era un’impresa facile, e si finiva facilmente in prigione. Emma, infatti, viene arrestata, ma non sarà né la prima né l’ultima, perché il suo pensiero è considerato sovversivo e pericoloso. Tuttavia il desiderio di lottare contro le ingiustizie continua a essere per lei più potente di ogni proibizione e non l’abbandona in tutta la sua movimentata esistenza.
Emma nasce in Lituania nel 1869 da una famiglia modesta che per cercare fortuna si sposta a Pietroburgo dove il padre apre una piccola bottega; tuttavia gli affari vanno male ed Emma è costretta a lasciare la scuola e andare a lavorare per contribuire al bilancio familiare. E’ solo un’adolescente ma è già appassionata di arte e letteratura e vorrebbe continuare a studiare; purtroppo il padre, di indole violenta e autoritaria, trova ridicolo che una ragazza si istruisca e butta i suoi amati libri nel camino: “Le ragazze non hanno bisogno di imparare molto! Tutto quello che una figlia ebrea deve sapere è come cucinare le polpette di pesce, e dare all’uomo figli in abbondanza”.
Per ironia della sorte sarà proprio un libro ad accendere la prima scintilla di ribellione nella giovane Emma: è un romanzo di Nikolay Chernyshevsky, Che fare?, un testo proibito non solo in casa Goldman, ma in tutta la Russia zarista che non vede certo di buon occhio una storia di disobbedienza civile con tanto di finale utopico e socialista.
Anche se l’autore è stato spedito in Siberia, il libro continua a circolare e diventerà una specie di manifesto per i futuri rivoluzionari – Lenin compreso – che dichiarerà di averlo letto cinque volte… mai sottovalutare il potere della letteratura. Emma si immedesima talmente nella protagonista che trova la forza di rifiutare – proprio come la sua eroina – un matrimonio combinato dal padre e, dopo aver minacciato di buttarsi nella Neva se non avesse potuto decidere del proprio destino, le viene concesso finalmente il permesso di raggiungere la sorella già emigrata in America. A quindici anni, con venticinque rubli in tasca e un fagotto di stracci, l’intraprendente ragazzina sta già solcando l’oceano per andare incontro al suo futuro, e da questo momento nessuno sarà più in grado di fermare la sua proverbiale “passione di vivere”.
In America entra in contatto con gli operai delle fabbriche, gli immigrati e tutti gli emarginati del grande capitalismo che costringe i lavoratori a paghe da fame sotto la continua minaccia del licenziamento.
Emma trova lavoro in una manifattura tessile: per dieci ore e mezzo al giorno, cuce soprabiti a due dollari e cinquanta la settimana. E’ in questo mondo di disuguaglianza e soprusi che Goldman comincia a formare la sua coscienza politica e a sentire sempre più urgente il bisogno di propagandare quegli ideali di giustizia e libertà, condivisi con il gruppo di anarchici che fa capo a Johann Most: un editore radicale e un formidabile oratore, il primo a intuire le potenzialità di questa giovane donna.
Most la incoraggia a parlare in pubblico e a liberare tutta la passione politica che tiene ancora rinchiusa dentro di sé. Quando Emma sale per la prima volta sul palco capisce subito che quella è la sua vera vocazione: “Iniziai a parlare. Parole che non mi ero mai sentita pronunciare prima si riversarono fuori da me, sempre più veloci, arrivarono con un’intensità appassionata…Il pubblico era scomparso, la sala stessa era scomparsa; ero consapevole solo delle mie parole, della mia canzone estatica…”Emma ha appena vent’anni ma non è più la timida ragazzina che parlava a malapena l’inglese, in poco tempo si è trasformata in una leader carismatica che riesce ad infiammare il cuore del pubblico che affolla sempre più numeroso le sale e le piazze dove si presenta, la lotta politica diventa la sua ragione di vita e con un’instancabile energia comincia a girare tutto il paese per diffondere le sue idee. La forza granitica di Emma si fonda tutta sulla sua coerenza: una totale identità tra gli ideali che professa e il suo comportamento quotidiano. Il suo pensiero libertario non nasce da sterili teorie imparate sui libri: le appartiene fisicamente, e le è necessario come l’aria che respira. Alla fine di ogni comizio Emma scende tra la gente a raccogliere fondi per i senzatetto e i disoccupati perché è una di loro, e conosce quanto può essere dura la sopravvivenza “nella parte buia della strada” in una società sempre più egoista e crudele.
L’onda lunga del crack di Vienna del 1873 ha provocato una crisi che non tende a placarsi, continua a lasciare tante famiglie in totale povertà. Anche Emma vive di espedienti, si è portata la sua macchina da cucire a New York e tra un comizio e l’altro confeziona abiti nello scantinato che divide con Alexander Berkman, un compagno di lotta e di ideali con cui intreccia anche una turbolenta relazione amorosa che, nonostante divergenze e allontanamenti durerà per sempre trasformandosi nel tempo in una profonda amicizia.
Malgrado l’aspetto sobrio e quasi monacale, sottolineato dai suoi occhialini da intellettuale, Emma è una donna esuberante e impetuosa, sempre spinta, da fulminanti passioni, e non solo per la politica. Ama la vita nella sua interezza, le piace ballare e divertirsi e ama gli uomini con cui avrà storie travolgenti e romantiche, lottando sempre contro le convenzioni del tempo che vorrebbero negare alle donne quella libertà sessuale che lei stessa sperimenta con fierezza. “Io esigo l’indipendenza della donna, il suo diritto a mantenersi, di vivere per se stessa, di amare chi e quanti vuole.”
E’ il luglio del 1892 quando avviene un fatto che resterà memorabile non solo per Emma ma per l’America intera. Henry Clay Frick, uno degli industriali dell’acciaio più potenti del paese non tiene fede al contratto stipulato con i sindacati e decide di annullare la scala mobile dei salari, unica piccola conquista in un mare di soprusi. La classe operaia entra in agitazione e dichiara uno sciopero generale. Frick chiude l’acciaieria e con la scusa di difendere gli stabilimenti assolda un’agenzia privata di poliziotti: la tristemente famosa Pinkerton National detective agency. Gli agenti armati di carabine Winchester irrompono all’alba e aprono il fuoco contro gli scioperanti, uccidendo nove persone tra cui un bambino. Questo terribile episodio convince Berkman e i suoi amici che le parole non bastano più e bisogna passare all’azione. Emma è titubante ma finisce per appoggiare il suo compagno che decide di vendicare le vittime uccidendo l’industriale. Il giornale riporterà così la notizia: “Un giovane uomo, Alexander Berkman spara a Frick. L’assassino viene bloccato da alcuni operai dopo un’accesa lotta.”
L’imprenditore è ferito gravemente, ma sopravvive e sono proprio i suoi operai a salvarlo, Berkman viene processato e condannato a ventidue anni e la Goldman, anche se continua a difenderlo pubblicamente, comincia a capire che la violenza non può essere la soluzione alle atroci ingiustizie che la gente “da niente” è costretta a subire. Dopo questo fatto sanguinoso, lo sciopero fallisce e gli operai sono costretti a tornare al lavoro in condizioni ancora peggiori. Da questo momento, per Emma la vita in America è sempre più difficile, orami è attenzionata dalla polizia e anche se coraggiosamente continua a perorare le sue cause è considerata una persona indesiderata.
“Potrei essere arrestata, processata, e messa in carcere, ma non starò mai zitta” dichiara impavida, e, infatti, nel 1894 è arrestata per incitamento alla sovversione. Rimane in carcere per un anno, e quando esce è ormai definitivamente “Red Emma”, come la chiama la stampa sempre più attenta alle prese di posizione di questa indomita guerriera.
Sarà l’avvento della Prima guerra mondiale a tagliare definitivamente i fili tra Goldman e gli stati uniti, che non possono tollerare il movimento pacifista che Emma capeggia non solo con i suoi comizi ma anche con “Mother Earth”, la rivista che ha fondato nel 1906 che si propone di costruire l’uomo libero e senza impedimenti ospitando gli articoli del gotha degli intellettuali di sinistra, radicali e anarchici del tempo.
Nei suoi scritti infuocati e antimilitaristi Goldman invita i giovani americani chiamati in battaglia a disertare e il governo, con il pretesto della nuova legge sul controspionaggio, decide di arrestarla ed espellerla dal Paese. Ma nel frattempo è successo qualcosa di straordinario per i rivoluzionari di tutto il mondo, quella che sembrava solo utopia è diventata realtà: in Russia è scoppiata la rivoluzione e finalmente il nuovo mondo tanto sognato sembrerebbe a portata di mano. Emma vien liberata dal carcere e imbarcata insieme a altri 248 prigionieri politici sul transatlantico che la porterà in Europa e poi in Russia: ha poco più di cinquant’anni e sta tornando nel suo paese d’origine che non vede da quando ne aveva quindici, è una deportata ma non è mai stata così carica di speranza per il futuro del mondo.
Purtroppo ad attenderla c’è un’amara disillusione: il nuovo corso di Lenin, che avrebbe dovuto creare una società più giusta e ugualitaria, in realtà sta calpestando tutti i valori per cui milioni di russi avevano combattuto. Emma non può credere che le libertà di pensiero e di parola vengono negate anche qui in nome di uno stato burocratico, accentratore e corrotto. Era venuta per offrire la sua vita sull’altare della rivoluzione e invece si ritrova davanti agli occhi ancora ingiustizie e soprusi: il suo sogno si è trasformato in un incubo. Dopo due anni passati in Russia, dove assiste anche all’orrore dell’eccidio di Kronstadt da parte dell’armata rossa, Emma scrive nel 1923 il suo libro più controverso: La mia disillusione in Russia. E’ subito tacciata di tradimento da tutti i compagni, ma la sua onestà intellettuale è più forte di ogni opportunismo, non può tacere quello che ha visto.
Impossibile riassumere in poche pagine la biografia di Emma Goldman, più che un’esistenza è la cavalcata irrefrenabile di una donna appassionata attraverso gli eventi più significativi del Novecento: dalla rivoluzione russa alla prima guerra mondiale, dall’ascesa delle dittature alla guerra civile spagnola, Emma è sempre stata presente fisicamente o con i suoi scritti che circolavano tra i libertari di mezzo mondo.
Ha conosciuto Orwell e Kropotkin, è andata a lezione da Freud a Vienna e ha litigato con Lenin a Mosca, e ogni volta che ha visto infrangersi un sogno non ha mai perso la speranza, si è rimboccata le maniche e ha trovato sempre nuove spinte ideali per continuare a lottare.
Muore durante un comizio in Canada il 14 maggio del 1940, poco prima di compiere settantun anni, mentre sta parlando con il suo abituale entusiasmo in supporto delle vittime del nuovo regime franchista in spagna: indomita fino all’ultimo respiro.
Serena Dandini – Il Catalogo delle donne valorose.
Categorie:Donne protagoniste
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che dire di più di questa straordinaria donna. I fatti e il suo indomito coraggio ne fanno un’eroina, ma soprattutto la vera DONNA che dovremo essere tutte.
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