Forse non è esagerato dire che la radio è stata l’invenzione più caratterizzante del Novecento: prima della radio, gli unici strumenti in grado di grandi distanze erano il telegrafo che, per i suoi limiti tecnici, non poteva operare esattamente in tempo reale, o il telefono, vincolato alla capillarità delle sue infrastrutture. Con la radiofonia, invece, si rendeva possibile trasmettere la parola praticamente dovunque ed istantaneamente.
La radio nacque alla fine dell’Ottocento, con le teorie di Maxwell ed i primi esperimenti di Hertz, ed acquisì il nome che porta oggi nel 1906.
Le prime prove di trasmissione e ricezione furono compiute dal russo Popov e dall’italiano Marconi nel 1896 e da quel momento fu un crescendo di risultati
Fu Marconi ad inaugurare, da questo punto di vista, il secolo con il primo collegamento transatlantico, dimostrando le enormi potenzialità di questo mezzo di comunicazione.
Inizialmente, la radio era un radiotelegrafo, cioè non comunicava, come si usa dire oggi, in voce, la ricorrendo al codice Morse, una sorta di linguaggio binario ante litteram già utilizzato per il telegrafo tradizionale che, appunto, non consentiva la diffusione di un messaggio “in chiaro” immediatamente intellegibile.
In effetti, già nel dicembre del 1900 Fessenden era riuscito a trasmettere, sia pure a pochi chilometri di distanza, la propria voce e sempre allo stesso ricercatore si deve il primo programma radiofonico in senso moderno, realizzato nel 1906 con parole e musica, udite in un raggio di 25 Km attorno a Brant Rock, nel Massachusetts.
Nel 1923 nacquero le grandi stazioni radio nazionali ed internazionali, con trasmissioni a onde corte anche su grandi distanze.
A quell’epoca la radio era già entrata stabilmente nella vita quotidiana, a diversi livelli; i radioamatori compivano attività ricreativa e al tempo stesso di ricerca, fornendo in molti casi un ausilio prezioso alle reti istituzionali.
La radio (sia sotto forma di radiotelegrafo per comunicazioni in codice Morse che di radiotelefono per trasmissioni in voce) divenne un elemento fondamentale per garantire la sicurezza dei trasporti, tanto che le cronache degli anni trenta, quaranta e cinquanta erano ricche di episodi che raccontavano di salvataggi miracolosi resi possibili da segnali di SOS o Mayday captati fortunosamente, come avvenne nel celeberrimo caso dell’affondamento del Titanic, nel 1912.
La radio conobbe una crescente diffusione sugli aeroplani e sui veicoli da combattimento, consentendo una vera e propria svolta nelle attività militari, per non parlare del suo impiego nelle operazioni di polizia: letteratura, cinema e trasmissioni di intrattenimento hanno fatto di quelle che si chiamavano “autoradio” della polizia un elemento ricorrente. Dalle radio delle auto delle forze dell’ordine si passò ai ricevitori per le auto private, il cui successo è stato enorme. Ma la radio ha anche scandito le tappe più importanti della nostra vita, almeno fino a quando questo ruolo non le è stato sottratto dalla sua erede naturale, la televisione (una radio nella quale un canale è utilizzato per trasmettere i segnali video che formano l’immagine), nata negli anni trenta.
Le stazioni commerciali si diffusero nel corso degli anni venti ed un’idea tangibile dell’impatto che le trasmissioni ebbero sul pubblico ci viene offerta dalla memorabile burla di Halloween ad opera di Orson Welles che il 30 ottobre 1938 trasformò il ben noto romanzo The War of the Worlds di Herbert Georges Wells in una radiocronaca. Il romanzo narrava l’invasione della Terra da parte di astronavi marziane ed il suo adattamento radiofonico era presentato come una fiction, ma chi avesse perso l’introduzione si sarebbe reso conto che si trattava di finzione solo dopo circa 40 minuti di ascolto. Ne derivò una vera e propria ondata di panico e le cronache dell’epoca riferiscono persino di qualche morto, per incidente stradale o attacco cardiaco.
L’episodio causò una levata di scudi e la richiesta di trovare qualche forma di controllo sulle trasmissioni radio, naturalmente senza che vi fossero poi reali esiti pratici.
La radio fu nuovamente protagonista pochi anni dopo, quando il 7 dicembre 1941 gli americani e il resto del mondo appresero da essa che la base navale di Pearl Harbor aveva subito un attacco a sorpresa da parte di ingenti forze aeronavali giapponesi, mentre sempre durante la seconda guerra mondiale, la radio fu il mezzo con il quale le popolazioni dei paesi occupati poterono essere informate di quanto realmente stava avvenendo (memorabili furono le trasmissioni di Radio Londra).
L’epoca d’oro della radio finì negli anni cinquanta e quando si verificarono altri grandi fatti, come l’assassinio del presidente Kennedy o lo sbarco sulla Luna, essa era già stata messa in secondo piano dal tumultuoso successo della sua erede, la televisione.
di Nico Sgarlato
Rivista Novecento n. 1 Febbraio-Marzo 2003
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